DEGLI IMMORTALI PRINCIPI

Appunti di guerra
14/10/2024

Trattasi in tutto ciò di un sedicente ricorso legalitario o costituzionale, di un vittimismo pacifista ammantato da certa dose d'ipocrisia (d'altronde come atteggiamento ne parlavo già da tempo immemore nel mio In una notte d'estate, parte seconda link).

E su quelle attuali, di guerre, che vengono fatte passare, o quanto meno le si cerca di far passare come delle non-guerre, dando credito a un organismo legislativo post-bellico (ONU), di un supposto diritto internazionale formato (almeno sulla carta) che in concreto, comunque, nulla ahimè è riuscito a fare per debellare, spegnere o al limite soltanto placare certo terrorismo, come sul caso israelo-palestinese.

Può aver dato sì - e a ciò gli si deve dar atto - credito e concessione a uno Stato, quello ebraico, nel mentre che già quello palestinese, per sua scelta, non avrebbe avuto modo d'esistere.

Il problema è che le sue metodologie risolutive, nel tempo, hanno portato a delle non-metodologie, a delle non-risoluzioni, e al cospetto di popoli e individui.

In tutto ciò trattasi semmai di dietrologie tra aree di influenza o nazioni, ovvero quanto queste riescano ad avvicinarsi a una soluzione fra loro, o se questa soluzione, per essere trovata, necessiti di continue provocazioni.

Nel citare il testo C'è del marcio in occidente del professor Piergiorgio Odifreddi, l'autore per ciò che riguarda il fronte ucraìno, presenta dei dettagli non poco probanti di come fin da subito un V. Zelensky volle accettare di non combatterla, neanche di iniziarla quella guerra fratricida, e di come anche successivamente, in un tentativo di accordo sulla cessazione delle ostilità, fu allo stesso modo fermato da alcuni capi di Stato di paesi NATO non poco influenti, ivi compresi alcuni di provenienza non esattamente (o soltanto) anglo-americana.

Così come d'altronde, in un'altra circostanza, al primo ministro cinese fu gentilmente richiesto di attaccare Taiwan, con la deliberata intenzione di scatenare un conflitto di più ampia portata (USA- Cina).

Ma tutto ciò non lo si dovrebbe leggere come lo leggerebbero alcuni, e cioè che è tutta una farsa, che in fondo sono tutti d'accordo, versione utile a propagandare una via "europea" alternativa a tutto ciò, come soluzione ideologica e d'apparato attinente a una determinata area politica e territoriale (e per il fatto che quindi non debbano esserci tifoserie, quando in fondo in base a chi aggredisce e chi è aggredito, una certa continuità ideologica preferenziale la si abbia potuta riscontrare).

Va letto anzitutto in un senso sia tattico che strategico.

Ovvero perché quanto prima a un potenziale nemico gli si nega la possibilità di accrescere il suo arsenale economico e di guerra - provocandolo, facendogli intendere di fare questo o quell'altro, ma con il fine di ridurne l'eventuale minaccia - e più un domani non avrà modo di spuntarla.

Dunque una strategia, chiaramente adottata da alcune cerchie occidentali, in modo che il proprio impero o sistema possa ancora sussistere (a scapito quindi del versante russo, nuovamente e appositamente separato da quello franco-tedesco, versante franco-tedesco che in cambio di protezione, e con l'Europa tutta, non può che abboccare di continuo, sentendosi quasi in dovere di sostenere in armi un V. Zelensky, dopo averlo fermato svariate volte nei suoi tentativi di pace).

E quasi come se una democrazia non possa dichiarare guerra, ogni tanto un attacco lì, un razzo là, in modo da far giusto notizia sui giornali il giorno dopo, purché non spaventi troppo, ché sarebbe poi uno svelarne troppo.

Ma se queste, in verità, sono delle non-guerre, io direi che al limite le si possa considerare come tali proprio perché non danno possibilità al provocato di reagire adeguatamente: in fondo la trappola stava nel farlo agire prematuramente, e in fin dei conti se non si possiede forza adeguata, a nessuno converrebbe auto-distruggersi, una soluzione la si può sempre trovare.

Così per i cinesi, così per i Russi, che se presi singolarmente, attualmente, per parte occidentale, ne verrebbero schiacciati.

Ma non che questi tentativi, questa strategia del contenimento, faccia dunque pensare che siano tutti d'accordo.

Certo sui presupposti accennati, ognuno nel frattempo può sempre concorrere per la propria economia interna.

Per le alleanze occidentali, in un modo tale che il tempo sia a loro sufficiente affinché i rispettivi concorrenti - dunque anche “fratelli” in affari - non si ingrandiscano più del dovuto.

Come detto a nessuno converrebbe auto-distruggersi, una soluzione la si può sempre trovare, salvo però per Israele, che col passar degli anni, andandoci piano, rischiando di perdere, a questo punto la guerra ha deciso di farla sul serio, forse anche per via di certa diplomazia dai due popoli e due Stati, un fatto per cui a oggi ci si potrebbe sbellicare di grasse risate.

Se questa è la volta buona, se è il loro turno, allora beccateveli tutti questi ebrei, chiamateli anche terroristi di Stato, giust'anche per quel sedicente ricorso legalitario o costituzionale, quel vittimismo pacifista ammantato da certa dose d'ipocrisia.

Degli immortali principi
31/03/2023

Da un articolo de Il lato oscuro del potere, dal titolo In riferimento al Nuovo Ordine Mondiale link:

Riguardo il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, a oggi può dirsi come quello individuabile in una frangia settaria di tipo giudaico/aschenazita, fomentatrice e all'occorrenza manovratrice di opposti poteri o “totalitarismi rivoluzionari” - quand'anche democratici - abbia avuto la meglio, avendone precedentemente riscontrato un altro di tipo francese e, precursore a una scissione che poi avrebbe generato quello attuale, un altro ancora di tipo britannico/tedesco.

A cosa corrisponderebbe dunque, quella frangia settaria fuoriuscita dalla schiera giudaico/aschenazita?

In conseguenza di opportuni accadimenti e circostanze, quella frangia settaria di giudaica provenienza, altro non è che razza e anti/razza, quando trattasi in fondo di un diabolico esclusivismo, e per fini rituali.

Dall'interno di quel nucleo formante per l’appunto il NUOVO ORDINE MONDIALE, è anzitutto infiltrazione, sovvertimento, tentativo di cancellazione dell’ebraismo o giudaismo tradizionale o eterodosso, attraverso un fomentato totalitarismo di matrice prima rossa e poi nera, i suoi principali fautori avendo quindi ideato lo studio e il riconoscimento/disconoscimento sulle razze, razze che poi avrebbero piegato e utilizzato per i propri fini propagandistici, diabolici o stregoneschi.

Ogni totalitarismo - e in particolar modo il nazionalsocialismo e il marxismo/comunismo/bolscevismo - ha tentato di acquisire poteri da quei maghi neri plurimiliardari, per poi cercare di liberarsene, ma finora nessuno sembra esserci riuscito, neppure coloro che si reputano democratici, vittime - se non artefici, talvolta - degli stessi atteggiamenti totalitari.

È solo afferrando per intero una simile e cruciale concezione della realtà - e per quanto occulta e spesso opportunamente prigioniera della prova dei fatti (1) - che si potrebbero superare categorie politiche di ogni genere, perfino quando estreme.

(1) Anche in questo caso, come fonte documentabile, ci si potrebbe riferire all'autore Riccardo Tristano Tuis, che nel suo "Gesuiti", chiarisce in modo pressoché inequivocabile, come dietro ai moti della Rivoluzione Francese non ci fossero tanto, come si è soliti credere, le massonerie internazionali - che ne furono agitatrici in alcuni elementi ma a un livello secondario - quanto invece La Compagnia di Gesù in accordo con quei finanzieri internazionali di estrazione giudaico-cazaro-aschenazita (maghi neri plurimiliardari) finti ebrei o rinnegatisi, protesi a suon di nefasta menzognera propaganda (di cui ne sono gli ideatori) a dividere il popolo dai suoi regnanti, e a vantaggio dell'area anglofona, un po' come accadde successivamente nel servirsi di Napoleone Bonaparte, in occasione dell'Unità d'Italia, e anche con Adolph Hitler. In coincidenza della rivoluzione russa del 1917 e della crisi economica del 1929, attualmente l'area di loro competenza è soprattutto quella statunitense.