DI STRATEGIE NUMERICHE

In termini effettivi, un fatto che lascia un po’ perplessi, è l’identificazione a compartimenti stagni di alcuni filoni ideologici, o pseudo tali.

Mi riferisco ad alcune schiere (se non a singoli individui) auto formatesi con legittima e presunta libertà di coscienza, più simili a delle tendenze prive di una minima contezza strategica, e al cospetto di un potere, quando da intendersi nella sua accezione meno positiva: ecco chi tale potere è solito avversare, spieghi come intende spuntarla se da un voto riuscisse malauguratamente a governare; direi che già di per sé risulterebbe impossibile che su determinati presupposti arrivi a farlo, e questo è un fatto non da poco, che denota già una certa miopia sia strategica che divisoria, comunque già in essere prima di rivelarsi tale.

Il sistema politico-economico occidentale, voluto e composto da nazioni velatamente in rivalità fra loro, non vuole certo essere stravolto, diversamente si sarebbe già autodistrutto con terze, quarte guerre mondiali, salvo al limite giungere per lieve implosione alla fine di un ciclo.

Il sistema politico-economico occidentale necessita semmai di eventuali novità o migliorie dall'interno, e bravo chi, proprio dall'interno di tale contesto, vuoi con un senso graduale di strategia in base ai propri intendimenti, riesce a ottenere per la propria nazione ciò che in tempi e in sistemi sospetti e non proprio facili, nessuno si sognerebbe mai possa avvenire, ma tutto ciò, come detto, “dall'interno del sistema”, “partecipando al sistema”, e non tirandosene fuori nella speranza di una qualche utopica rivoluzione.

È sempre più evidente il fatto di come le attuali società occidentali non permettano l’insorgere dell’uomo forte al potere, a ciò si preferirebbe il ruolo ben più partecipativo della donna, senza dubbio meno minaccioso o guerrafondaio, più gestionale su un concetto di élites, tese semmai a garantirsi soprattutto un multi-allineamento che non preveda azzardi e che invece produca interessi.

Trattasi tutt'al più di un grande puzzle, fatto di intrecci, di chi in base a questi ottiene o meno dei vantaggi, e finché del sistema non si arriva a “stravolgerlo irrevocabilmente”, si è in fondo autorizzati a fare e a dire ciò che si vuole.

La storia più recente dunque, ci dice anche come vi siano delle differenze di fondo, o se si vuole strategiche, tra il potere innestato da tali élites, e un insorgere del cosiddetto uomo forte: ovvero nell'applicazione del dominio imperiale - inteso anche nella sua moderna accezione - nei confronti di territori interessanti dal punto di vista delle risorse e della gestione, ma non molto compatibili in seno a tale applicazione.

Fino a oggi, eccezion fatta per alcuni, può dirsi che l’uomo forte, con i suoi metodi rivoluzionari e uni-direzionali (dunque diretti) per quanto ciò gli abbia fatto apparentemente pregustare un certa soddisfazione, ci abbia sempre rimesso, a confronto invece di una gestione sottotraccia da “compra-governi”, da creazione di “frange interne” per colonizzare o gestire un determinato Stato o paese.

Ma è anche vero che per quanto si possano utilizzare metodi in linea a tali consorterie occidentali - un po’ come fecero alcuni nell'Italia della Prima Repubblica - non è detto che possa sempre andar bene.

Dipende come e fino a che punto, ben sapendo quelli che sono i reali equilibri in campo.