APPUNTI SULLA RIVOLUZIONE

L’ipotesi di una rivoluzione da destra, dovrebbe essere tale perché il momento è quello propizio, e perché in quegli ambiti qualcosa, a partire da una serie di avvenimenti a favore, comincia a intravedersi.

Per entrare nel merito della questione, su certe accuse di fascismo, non si tratta di rievocarne la sua bellica fase cronologico/terminale, o relative luci e ombre, ma semplicemente di riprenderne la sua simbolica ispirazione, adattandola, finché possibile, a tempi e luoghi.

Ispirazione che corrisponderebbe al fatto di volersi reintegrare come potere, nel tentativo di trasformare alcune ideologie per rafforzarle, migliorarle, inglobarle, su un più ampio concetto di Patria e Nazione.

Dunque da un ambito internazionale, e quando potenzialmente privatistico, per rivoluzionare, riordinare e meglio difendere questo tipo di aspetti.

Motivo per cui, da parte di un’autentica destra rivoluzionaria, nei suoi programmi formativi e applicativi - e quando ben intesi e naturalmente riscontrabili - una persistente propaganda permeata da fascistici aspetti non le è certo auspicabile: in tal senso si renderebbe semmai necessario un atteggiamento che non faccia precipitare tutto ciò in quello che ormai è stato fatto passare come un irrimediabile pregiudizio (soprattutto nei tempi ultimi).

E risaputo infatti che l’attacco agli imperi centrali durante la prima guerra mondiale fu propiziato sostanzialmente dai britannici, Regno Unito che al suo interno conteneva le schiere del cosiddetto NUOVO ORDINE MONDIALE, per cui si ritenne che il motivo di tale attacco poté essere anche duplice, ovvero sia territoriale/finanziario (U.K), che internazionale/speculativo.

Il principale obiettivo cominciavano a essere le risorse energetiche, e le zone d’interesse individuate dai britannici furono quindi quelle a trazione tedesca, ovvero l’Europa, il Terzo Mondo e il Medio Oriente: vennero colpiti quegli imperi, smembrato quello Ottomano (fin lì appunto sotto l’egida tedesca) e anche tra i vincitori, come risaputo, non tutti ottennero ciò che spettava loro, proprio perché una troppa indipendenza fra nazioni, per parte britannica, non sarebbe affatto convenuta a garanzia di quegli stessi interessi.

Per la vittoria “mutilata” dell’Italia le maggiori accuse vennero rivolte proprio nei confronti dei britannici, a cui però a un certo punto li si presentò, in patria, l’incognita della fazione liberale/laburista, che guardava con simpatia all’Unione Sovietica - e a prescindere da sue correnti riferibili al NUOVO ORDINE MONDIALE, proprio lì collocatesi.

È anche vero dunque che il pregiudizio, per certi versi, il fascismo lo richiamò a sé, quando non seppe sfruttare abilmente le possibilità che le correnti conservatrici britanniche (ma non solo) gli concedettero, finanziando fin dal principio la sua impresa, consentendogli di andare al potere nel nome di un anticomunismo e in una comunanza d’intenti del tutto filo/britannica.

Forse i metodi anglosassoni, e nonostante il contributo recato, restarono comunque infimi, ma sta di fatto che a causa della sua imprudente deriva decisionale/bellicista, i vincitori criminalizzarono, pregiudicarono i vinti, e chi venne successivamente, anche e soprattutto da un punto di vista politico, pagò non poche conseguenze.